Il COVID ha rubato alla vita l'amico Claudio Estasi

 



L'Associazione lo ricorda con le parole di Carlo Alberto Cova e Alessandro Freschi.


Uno degli aneddoti che Claudio mi ricordava più spesso era quello relativo alla prima volta che suo padre, capitano della mitica Ferrovieri Parma e campionissimo della Nazionale Italiana dei tempi pioneristici, lo aveva visto giocare con una squadra. 

“Nonostante io gli continuassi a chiedere una sua impressione, lui continuava a non commentare. Alla mia ennesima richiesta di un parere, esitò per l’ultima volta e alla fine si decise ad esprimere un proprio parere sussurrandomi con tono sommesso che vi erano tanti altri sport in cui avrei potuto fare bene. La presi molto meno peggio di quello che lui temeva e, con l’andare del tempo, mi sono sempre più reso conto di quanto fosse stato oculato e prezioso quel suo consiglio. A differenza sua, che era dotato di una grande elevazione, io faticavo anche a saltare un foglio di giornale. Decisi così di dedicarmi al calcio, ma senza mai veder venire meno l’affetto per quello che era stato il suo sport e una specie di famiglia per me”. 

Claudio aveva infatti sempre seguito il padre in palestra quando quest’ultimo vi si recava, prima da giocatore e poi da allenatore. Era diventato una specie di mascotte per la squadra e tutti quanti, a turno, gli avevano fatto chi da babysitter (come diceva lui) e da fratello maggiore.

Il Claudio che ho conosciuto io era un adorabile instancabile organizzatore di iniziative per ragazzi. L’effetto del suo entusiasmo si univa a quella sua natura che mescolava il metodico al caotico, due elementi all’apparenza in contraddizione, ma che in lui sortivano un effetto ad altissimo tasso qualitativo. 

Di lui non scorderò mai il cuore, la caparbietà, la generosità e l’infinita disponibilità palesati in tante sue espressioni e manifestazioni, ma che vedeva annualmente il suo culmine nell’organizzazione del torneo giovanile dedicato al ricordo del padre... il “Memorial Bruno Estasi”.

Claudio…. tu non sai quanto mi (e ci) mancherai…

Carlo Alberto 


Ti ho conosciuto quarant'anni fa e oggi non mi sembra vero.

E' difficile adesso trovare le parole o scavare tra i ricordi, sono troppe le immagini che ci legano, dentro e fuori dal campo.

Quel tuo scherzare contagioso, quella caparbietà nel continuare a stare su un campo da calcio anche quando la salute iniziava a manifestare qualche problema.

Mi sembra impossibile oggi dover piangere la tua scomparsa e tentare ancora una volta di sorridere per le tue battute in dialetto o per quell'innata tendenza a storpiare nomi, cognomi e anche soprannomi...

Dopo la fine della lunghissima esperienza in biancoverde ci siamo  rivisti tante volte ed in ognuna ho apprezzato qualcosa.

Ho potuto ammirare l'amore con cui hai sempre voluto ricordare la figura del tuo grande papà, le foto ben conservate, i ricordi  di un legame padre - figlio che oggi potrà continuare in cielo.

Ti ricordo così Claudio, 

da una parte con la tuta del Mercury,

dall'altra con l'immagine di te, bambino, a fare da mascotte alla squadra di papà.

Ciao amico mio.

E' stato un onore per me conoscerti.

Un abbraccio a Franca e Luca.


Alessandro



Un commosso saluto da parte di tutta APAPAR.










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