Come possono il giallo, la pallavolo, lo spionaggio confluire in un libro e farne un soggetto interessante che può appassionare alla lettura?
È alla risoluzione di questo rompicapo che l’autore Carlo Alberto Cova (già protagonista di altre fatiche letterarie), si applica e svolge una narrazione che dal 1895 si dipana sin quasi ai giorni nostri. “I principi del Volley” è un viaggio nel tempo, scandito da capitoli, oltre al numero romano hanno anche una data ed un luogo, alla ricerca di un misterioso testo che contiene arcaici segreti, che solo nel finale vedrà svelare il suo contenuto in un’apoteosi di colpi di scena.
Il protagonista Robert Piatoski, all’inizio bambino e alla fine adulto e saggio, è colui che in prima persona racconta la sua storia e quella legata al misterioso testo. La sua formazione e il suo carattere sono molto influenzati dalla figura del nonno e del padre, rispettivamente Frankie e Scott Piatoski. Robert non sa ovviamente quale sarà il suo destino, ma fin dalla più giovanissima età le vicende familiari e la sua naturale indole curiosa, lo porteranno alla continuazione dell’opera del nonno e del papà, di cui conoscerà la “missione”. Robert, nel suo girovagare per il mondo, sarà testimone della Storia dal secondo dopoguerra in poi e, appassionato di pallavolo, vedrà le tappe che porteranno alla nascita, alla conoscenza e allo sviluppo del volley nel mondo, compreso quello italiano. La storia della pallavolo mondiale è inframezzata da aneddoti e osservazioni sui protagonisti, sulla tecnica e sull’evoluzione del gioco. Ad esempio vedrà la nascita del beach volley e l’introduzione del gesto tecnico del bagher. I personaggi principali (Robert, Frankie, Scott, un altro fondamentale, che invitiamo il lettore ad individuare, e altri...) “impiattano” la pietanza e preparano l’appetito per gustarne la fragranza nel finale.
Lo stile narrativo è semplice, basato sui dialoghi e su cronache storiche (tutte documentate), con varie riflessioni sui fatti narrati.
“La storia della pallavolo mondiale è quella riportata, Quella della famiglia PiatoskI è completamente inventata. I contesti storici che fanno da cornice al romanzo sono autentici. Ciò che accade nel dettaglio è frutto della fantasia dell’autore. I ruoli dei personaggi reali sono solo ritenuti verosimili nell’immaginario che si è creato l’autore stesso sul resto dei contenuti del racconto esistono, pareri discordanti, molto discordanti “
La triplice matrice (giallo, volley, archeologia), ne rende inizialmente la lettura un po’ faticosa, vista la presentazione del personaggi e la narrazione di fatti lontani nel tempo rispetto al lettore attuale, costringendo ad una speciale concentrazione nella lettura , ma via via che si procede le difficoltà diminuiscono e la lettura si fa più fluida e, nella parte finale, sono presenti anche personaggi che sono anche tutt’ora accanto a lui e che l’autore si diverte ad inserire nella narrazione offrendo loro una dignità letteraria. Ci sono quindi interessanti camei, che impreziosiscono la costruzione romanzesca. In questo libro confluisce il vissuto e l’interiorità dell’autore, dandone quindi un’impronta profondamente personale.
Il ritmo è lento all’inizio, ma, nella parte degli anni che sono coevi all’autore si fa più personale ed appassionato. Particolare dato ovviamente dal fatto che Carlo Alberto quegli anni li ha vissuti e quindi conosce direttamente ciò di cui parla: è stato infatti un pallavolista di rilievo dal 1989 al 1992 nella squadra di Parma che è arrivata a vincere diversi titoli ed ha conquistato il cosiddetto Grande Slam cioè la conquista di Scudetto, Mondiale per Club, Coppa delle Coppe, Supercoppa Europea e Coppa Italia nello stesso anno cioè il 1990.
Risulta inconsueta la scelta del formato del libro: sembra quasi un testo scolastico più che un romanzo , ma la scelta forse si spiega con le fotografie e le immagini che compendiamo il testo e ne ampliano la portata.
“Nel sollevarlo per caricarmelo sulle spalle, vidi dei foglietti volare via. Ormai quasi privo di sensi, Evin cominciò ad urlare. Vi prego recuperateli. Sono più importanti di quanto lo sia io”
È un testo complesso di cui si consiglia da rilettura per coglierne appieno il senso.
È un libro sulla didattica della pallavolo o sugli intrepreti di questo sport intesi come sovrani? Un archeo-giallo? Insomma Princìpi o Prìncipi?
Al lettore l’ardua sentenza.
Concordo in pieno con la recensione, se all'inizio è un pò ostico orientarsi fra tutti i personaggi e capire dove si st andando a parare, proseguendo la lettura tutto diventa più coinvolgente fino alla parte finale che fa rivivere avvenimenti a noi molto vicini ed è molto divertente scoprire i vari camei che Carlo Alberto regala a chi ha partecipato, anche se in piccola parte, alla storia della pallavolo (locale).
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